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Archive for 2 marzo 2014

(Ai professori Ilio De Luca ed Antonio Perricone)

 

Dell’Aüser son pronti i baldi soci

che ad Amantea oprano in trincea,

mettendo in campo competenze e amore

verso chi ignora e d’imparar desira.

 

Vi ho visti intenti all’opra meritoria,

Tonino ed Ilio, dritti in postazione,

per insegnare l’uso del computer

e gli elementi primi d’informatica.

 

Cechi o Polacchi, Bulgari o Africani

per voi non fanno differenza alcuna,

purché i valori dell’Associazione

 

sian salvi ed operanti nella vita

di chi ha bisogno e di chi vuol dare,

e mano stringa mano ed ambo godano.

 

Roma, 12 dicembre 2013        Franco Pedatella

 

Blog: francopedatella.com

 

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Belle bandiere d’Auser qui riunite

ad Amantea son pronte a sventolare

a lieve vento che di primavera

porta gli odori e appronta i frutti estivi.

 

Ma s’ Euro tempestoso sulla terra

s’avventa a scuoter boschi, ville ed onde,

allor si stringon l’aste in un sol tronco

e i drappi fan lenzuolo spesso intorno.

 

A frotte volontari sono pronti

gli anziani, con in mano le bandiere,

a correr in soccorso a chi è in panna

 

ed a riaver aiuto alla bisogna.

L’han detto: mille voci e tante braccia

s’adopran se in via s’alza la bufera.

 

Franco Pedatella

 

Amantea, 18 gennaio 2014

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Espero, signoreggi il ciel stasera

e tra le nubi solitario appari

sí come quando al cuor deserto doni

col nume tuo conforto e lo ristori.

 

Lucente il ciel rischiari e mille luci

delle città campane a te si volgono

e la tua luce paiono emulare,

tanto di lor la tua di più risplende.

 

A me riporta il cuor degli anni verdi

ed il color dei fiori in bel giardino,

perché a sua fonte il labbro mio s’abbeveri

e gusti il bel sapor della mia donna!

 

Corro sull’autostrada e il mondo cambia

nell’occhio mio, ma il raggio tuo è fermo

e fa sicuro il cuor che s’è smarrito

ed a nocchier solingo il mar rischiara

 

e la via retta addita a certo approdo

e manifesta a me la tua potenza.

Campania, 15 dicembre 2013    Franco Pedatella

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Prendendo la lanterna di Diogene,

trovar potremmo forse l’uom che al caso

nostro fa e il Paese porterebbe

fuor da le secche di palude infesta

 

in più sicuro mare a navigare,

ove la vela leverebbe al vento,

da esperta e onesta man guidato a porto

miglior u’ approderebbe al fin del viaggio,

 

seco portando sani i passeggeri.

Ma ovunque vo con gli occhi e con le gambe

o col pensiero vo commensurando

 

quelli che vedo al ruolo da assegnare,

torvo si volge l’occhio verso il buio

e più non sa rimettersi a cercare.

 

Franco Pedatella

Roma, 11 novembre 2013

Blog: francopedatella.com

 

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Sovra ogni altura  è un tetto e una finestra

e al fianco un fiume scorre in fonda valle,

rocce con grotte cui verd’erba adorna

l’entrata da millenni frequentata:

 

è la Calabria mia che verso il mare

scende e al monte ha il capo e i piedi a proda;

le ride il sol quando da galleria

esci e il treno punta verso il piano.

 

Talor tra il verde fanno capolino

villette o dei monti il bel profilo

fa da cornice a un cielo sempre azzurro,

 

che all’altra parte con il mar confina

e vi si specchia, quando il sol coi raggi

la tiepid’aria fende e bacia l’onda.

 

Franco Pedatella

 

Costiera dell’Alto Tirreno Cosentino, 28 dicembre 2013

Blog: francopedatella.com

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Roma fu sempre meta di straniere

genti, di religioni esterne e lingue,

che la romana féro universale,

di civiltà che fêr quella romana.

 

L’Italia porto fu di più nocchieri,

che in mar viaggiando e conoscendo il mondo

qui l’esperienza del vagar portâro

e lor notizie fûser con le genti

 

distribuite in pace nelle valli

ad onorar Saturno e infiocchettare

di bionde foglie a Demetra le chiome.

 

Or sopportare può che brutto ceffo

celtico, aduso a barbari costumi,

da vicepresidente travestito

 

di quel che un dí fu il nobile Senato,

insulti rozzamente chi è ministro

della bella Repubblica Italiana

perché la pelle ha nera e vien dal Congo?

 

Questo non féro a Terenzio in Roma,

né ad Apuleio tolsero l’onore

d’esser nomato amabile scrittore,

né ad Agostino tolser l’occasione

 

di ascendere agli onori dell’altare,

anzi la vita e il cogito profondo

entrar lo féro nel cristian mistero

sicché fu proclamato in Roma santo.

 

Eppur venivan d’Africa costoro!

Ed il Sultano a onor di Federico

fermò a Jerusalem sul minareto

i versi del Corano che a preghiera

 

il popolo chiamavan  musulmano.

 

Roma, 16 luglio 2013                 Franco Pedatella

Bog: francopedatella.com

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Paese mio, ovunque vedo un ciuffo

di bosco sopra un monte il tuo castello,

che ti corona e fa da sentinella,

vedo e più chilometri il pensiero

 

percorre e valli e monti in un baleno

varca e non lo ferma vento o pioggia,

ma entra nelle case e per le vie

si ferma, ascolta, parla e vecchie storie,

 

parole antiche scrive e rinnovella

e la tua vita sul pel d’acqua porta,

come fa cresta d’onda quando s’alza,

 

s’increspa e su dal fondo a chi l’osserva

riporta quel che in sen segreto tenne

per conservarlo intatto a chi l’adora.

 

Roma, 15 dicembre 2013     Franco Pedatella

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Turrite mura e pietre al sol riarse

tra le ondeggianti cime capolino

fanno e al passegger di mille anni

e più la storia narran della gente

 

che l’abitò e vinse e fu sovrana

degli altri borghi intorno e d’invasori

fu serva  ed a tremuoti fu soggetta

che il volto e il petto e il piè ne deturpâro.

 

Or te ne stai solingo, mio castello,

sopra il costone donde le vallate

d’Oliva, Guarna, del Maiuzzo e l’Onti

 

osservi da padrone e non ascolti

gli strilli dei bambini sul tuo piano

che giocano a pallone e gridan: “Goal”.

 

Roma, 15 dicembre 2013         Franco Pedatella

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Partito Democratico, la bussola

hai perso tu da quando del PCI

di soffocare l’anima hai deciso

me consegnando in pasto al mio padrone.

 

Cambiasti nome tante volte e insegna,

mutasti le alleanze e i primi attori

non sempre fûro al fianco a chi lavora

in miniera o in catena di montaggio

 

o a chi sta fisso innanzi ad un computer

rompendosi la schiena e pur la vista.

Ove ancor c’è dei comunisti il fiato,

 

vai costruendo intorno una trincea

per chiuderlo in riserva qual diverso

da astringere al silenzio e da strozzare.

 

Cleto, 21 gennaio 2014      Franco Pedatella

Blog: francopedatella.com

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Miro me vecchio e lento e al passo svelto

di giovinetta vo commisurando

il mio che faticoso al primo segue.

Poi torno con la mente agli anni verdi,

 

quando vincea la corsa a mille metri

o quando al campo sportivo della Macchia

terzino volante difendevo

la porta mia, volando sul pallone.

 

Ma dolce è il passo della giovincella,

lieve quanto pesante era il mio,

e ciò tornar mi fa alla differenza

 

tra il baldo giovincel, qual ero io,

e l’agil corpo della verginella

che il viso, il guardo, il cuor ha di una dea.

 

Roma, 30 gennaio 2014         Franco Pedatella

Blog: francopedatella.com

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