Pezzenti degeneri discendenti da una stirpe nobile
A questo si giunge oggi in Italia, davvero “nave senza nocchiere (senza pilota) in gran tempesta”: i novelli padroncini, che grettamente respirano aria malsana di “bassa” pianura, lontani anni-luce da antenati sfruttatori ma nobili capitani d’industria, ignobili calcolatori di un ragionieristico interesse diabolicamente personale, nel senso peggiore del termine, vanno montando un’ignobile campagna propagandistica perché il 17 marzo, nonostante la solennità della ricorrenza, sia giorno lavorativo.
E fanno i conti meschini di quella che sarebbe la loro perdita; gli Italiani dovrebbero però chiamarla
“il loro indebito mancato guadagno”, se solo riflettessero sul significato e sul valore del giorno in cui ha avuto i natali il nostro giovane Stato moderno.
Davvero tanto ingorda meschinità può sminuire il significato di una data che ricordi quanti si sono sacrificati o hanno lottato con il pensiero e con l’azione per l’indipendenza e l’unità nazionale, per allargare, di fatto sul piano pratico, anche i tanti piccoli mercati regionali in un unico grande mercato nazionale in grado di competere su un piano più vasto con le altre nazioni entrando nel gioco politico sovranazionale?
Davvero avrebbero fatto tutto questo, se avessero previsto il risultato che abbiamo oggi sotto gli occhi: permettere a quattro discendenti degeneri, intellettualmente e spiritualmente straccioni, di riempirsi le tasche, non si sa quanto onestamente e debitamente e meritamente?
Davvero tanta è l’insensibilità di questo Paese, che sembra avere smarrito se stesso ed il senso stesso di sé?
Davvero tanta è la miseria morale a cui si è giunti?
Davvero, se proprio la si vuole mettere sul piano ragionieristico, vogliono darla a bere al Paese, fingendo di dimenticare o di far dimenticare che il lunedì di Pasqua coincide con il 25 aprile, che il primo maggio, il Natale ed il Capodanno cadono di domenica e che nel 2010 appena trascorso, per fare i conti a lor signori dentro lo stesso periodo, era domenica il giorno, festivo di per sé, di S. Stefano, 26 dicembre?
Cerchi invece questo Paese di essere se stesso, di ritrovare la strada della riaffermazione dei princìpi di civiltà, riappropriandosi dei diritti al lavoro, alla dignità, all’eguaglianza civile e sociale, all’istruzione, alla libertà, quella vera, di contare, che si è lasciato in gran parte strappare e di cui s’è lasciato depredare da quei pochi, che sapevano, al contrario dei molti, dove andare, dove e come perseguire il loro gretto interesse personale freddamente e cinicamente, ma anche, devo dire, in maniera miope, perché non ci vuole un profeta per prevedere e predire che ciò che ci sta succedendo intorno (Albania, Grecia, Tunisia ed Egitto, per ora) non è un novità inattesa, ma è la conseguenza logica e necessaria di quello che hanno preparato da tempo quei “pochi” che “comandano” egoisticamente, e non governano (governare è cosa diversa e parola troppo nobile per simile schiatta di omiciattoli), e questo dovrebbe farli riflettere anche in riferimento alle cose di casa nostra.
Basterebbe, in fondo, un po’ di quella saggezza dei nostri padri: “Il troppo stroppia” oppure “La corda, se la tiri troppo, si spezza”.
Siate saggi ed operate di conseguenza!
Il mercato, che evocate a giustificazione del vostro operato, non è un’entità astratta.
Il mercato siete voi! Perché lo fate voi.
Il “villaggio globale” lo avete costruito voi, sapendo perfettamente cosa vi accingevate a fare.
Fare lo gnorri vale solo per i gonzi e non so fino a che punto vi conviene volere un popolo di gonzi.
Quanto ai vostri meriti, cari padroni e padroncini, vi ricordo con S. Agostino: Quid sunt regna nisi latrocinia?”.
E non voglio parlare in questa sede dei benefici effetti che avrebbe anche sull’economia una coesione nazionale su princìpi e valori condivisi!
05/02/2011 Franco Pedatella
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