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Archive for the ‘Home’ Category

Paese mio, ovunque vedo un ciuffo

di bosco sopra un monte il tuo castello,

che ti corona e fa da sentinella,

vedo e più chilometri il pensiero

 

percorre e valli e monti in un baleno

varca e non lo ferma vento o pioggia,

ma entra nelle case e per le vie

si ferma, ascolta, parla e vecchie storie,

 

parole antiche scrive e rinnovella

e la tua vita sul pel d’acqua porta,

come fa cresta d’onda quando s’alza,

 

s’increspa e su dal fondo a chi l’osserva

riporta quel che in sen segreto tenne

per conservarlo intatto a chi l’adora.

 

Roma, 15 dicembre 2013     Franco Pedatella

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Turrite mura e pietre al sol riarse

tra le ondeggianti cime capolino

fanno e al passegger di mille anni

e più la storia narran della gente

 

che l’abitò e vinse e fu sovrana

degli altri borghi intorno e d’invasori

fu serva  ed a tremuoti fu soggetta

che il volto e il petto e il piè ne deturpâro.

 

Or te ne stai solingo, mio castello,

sopra il costone donde le vallate

d’Oliva, Guarna, del Maiuzzo e l’Onti

 

osservi da padrone e non ascolti

gli strilli dei bambini sul tuo piano

che giocano a pallone e gridan: “Goal”.

 

Roma, 15 dicembre 2013         Franco Pedatella

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Partito Democratico, la bussola

hai perso tu da quando del PCI

di soffocare l’anima hai deciso

me consegnando in pasto al mio padrone.

 

Cambiasti nome tante volte e insegna,

mutasti le alleanze e i primi attori

non sempre fûro al fianco a chi lavora

in miniera o in catena di montaggio

 

o a chi sta fisso innanzi ad un computer

rompendosi la schiena e pur la vista.

Ove ancor c’è dei comunisti il fiato,

 

vai costruendo intorno una trincea

per chiuderlo in riserva qual diverso

da astringere al silenzio e da strozzare.

 

Cleto, 21 gennaio 2014      Franco Pedatella

Blog: francopedatella.com

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Miro me vecchio e lento e al passo svelto

di giovinetta vo commisurando

il mio che faticoso al primo segue.

Poi torno con la mente agli anni verdi,

 

quando vincea la corsa a mille metri

o quando al campo sportivo della Macchia

terzino volante difendevo

la porta mia, volando sul pallone.

 

Ma dolce è il passo della giovincella,

lieve quanto pesante era il mio,

e ciò tornar mi fa alla differenza

 

tra il baldo giovincel, qual ero io,

e l’agil corpo della verginella

che il viso, il guardo, il cuor ha di una dea.

 

Roma, 30 gennaio 2014         Franco Pedatella

Blog: francopedatella.com

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La bella Italia, dama di gran gala,

un giorno ereditò tante province

dalla dea Roma, che le avéa create

per reggere un impero sterminato.

 

Gioielli ne avéa fatto la gran dama,

le avéa portate in picciol territorio,

il suo, ch’è somigliante allo stivale

che in mare che l’abbraccia si distende.

 

Era felice di mostrare al mondo

le sue province, chiuse in uno scrigno

come diamanti: portano in corona

meravigliosi stemmi dei Comuni,

 

di gloriose Repubbliche sul mare

fornite di galee per merci e guerre,

che con il sangue di lor figli prodi

la storia hanno scritto dell’Italia.

 

Tante città, d’autonomia bandiere,

hanno trovato il modo, nella storia,

di ritrovarsi in piena comunione

d’intenti e volontà particolari

 

e di diversi han fatto un solo Stato

che nome ha Repubblica Italiana.

Han le province a capo un Presidente

eletto ed un Prefetto  nominato:

 

il popolar potere rappresenta

l’uno, l’altro il potere del Governo.

E se d’entrambi il bene dello Stato,

ch’è fatto dall’insiem dei cittadini,

 

è volontà comun nell’operare,

del vivere civil ei son baluardi.

Son le province gli Enti più vicini

sopra il Comune per il cittadino,

 

che ad esse si rivolge se ha bisogno,

quando non ha in Comune chi lo ascolti;

ed è per lui il Prefetto emanazione

diretta dello Stato, se giustizia

 

domanda, e il Presidente gli è garante

del vivere civil con scuole e strade,

difende il suolo, veglia sull’ambiente,

è cuor battente di atti produttivi,

 

turistici, sociali e culturali

e d’altro in area ch’è di competenza.

Or come gran signora in decadenza

disfarti vuoi di questi bei gioielli,

 

perché non puoi curarli come devi

né puoi lustrarli sí che ancor sian belli?

Oh Italia, puoi negare la tua storia,

tenere i soldi in note tasche ascosi

 

e non utilizzarli a mantenere

le tue province, che son gli ornamenti

avuti in dono dalla Madre Roma

come trofei preziosi di famiglia?

 

o come fori doviziosi ed ampi

o atrii maestosi e adorni d’arte,

che menti creative e mani esperte

pensâro e  poi il progetto fecer atto?

 

Pensa, mia bella Italia, pria di andare

a svendere al mercato i tuoi ornamenti,

se proprio non hai in cassa il denaro

per renderli più belli e trarne vanto!

 

Pensa s’è ben ridurti a mendicare

e tendere la man limosinante,

il riso suscitando o la pietate

di quei che ti fûr servi o corteggianti!

 

Roma, 7 luglio 2013        Franco Pedatella

 

Blog: francopedatella.com

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Lèvasi alla mattina il contadino

che al far dell’alba all’orizzonte vede

spuntare il sol e illuminargli il viso

e forza dargli in corpo che non cede.

 

Vanga la terra a che lauta fecondi

e agli uomini, alle piante, agli animali

felicità coi frutti ognór secondi,

e nettare ed ambrosia agl’ immortali.

 

Questo lo fa signor dell’universo,

quando delle belanti il latte beve

o col paziente bove il suol riverso

 

rende, perché la zolla, che riceve

il seme, in sé lo stringa e fiore terso

lo faccia e vita renda che riceve.

 

Franco Pedatella

Cleto, 23 novembre 3013

 

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Si d’ ‘a Giojusa ‘u nume tu rispíetti,

quandu ‘e manciare duni a ri ‘mbitati

si nde van’ iɖɖi  ccu ri díenti stŗutti

ppecchí  ccu ccore séntenu ha’ tŗattati.

 

Giojusa è ru nume ‘e sta contŗada

ppecchí  le dû ru sule frutti bíeddi,

de raggi li nde spande ‘nna quadara,

de gioja l’aria l’inchjenu l’acíeɖɖi.

 

Mo ca ‘u juornu fai d’ ‘u compleannu,

tŗattete buonu, tŗatta buoni  ‘ amici,

ca nde va’ buonu tu ppe ttuttu l’annu.

 

Yuri, te fazzu tanti aguri  ‘ntisi:

pped’ oje, ppe ddomane, ppe ccent’anni

godissi l’ure, i juorni, i nuotti, i misi!

 

Petŗamale, ‘u vintuottu  ‘e frevaru  d’ ‘u duemilaeqquattordici

Franco Pedatella

 

 

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Un papa tra la gente è quel che il mondo,

ch’è senza moral guida, s’aspettava,

perché con la parola e con l’esempio

mostrasse di giustizia la via retta.

 

Le sue parole, i gesti lineari

parlano dritti al cuore della gente

e, mentre disdegnoso d’ogni fasto

il protocollo vaticano ignora,

 

s’insinüa paterno nella mente

e la conquista, l’odon pure i sordi,

convince i riottosi, scioglie i dubbi

 

ed i malvagi addita, fère, piega.

La forza che ha è la bontà di spirito,

che si traduce in un linguaggio semplice.

 

Ai semplici la lingua costruisce.

 

Franco Pedatella

Roma, 13 novembre 2013

Blog: francopedatella.com

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di Franco Pedatella

Amantea, 19 febbraio 2014 – È la seconda volta in pochi giorni che l’I.C. “G. Mameli” di Amantea si pone al centro della vita culturale e sociale della ridente cittadina tirrenica e del circondario con un’interessante e significativa iniziativa dedicata al tema della solidarietà, portata avanti dagli alunni delle scuole di Amantea e di Lago che fanno parte dell’I.C., che si conclude con una manifestazione svoltasi questa mattina nel Teatro audutorium Campus Temesa. La manifestazione, organizzata in collaborazione con il Lions Club di Amantea, alla presenza dell’Arcivescovo di Cosenza e Bisignano, Mons. Salavatore Nunnari, si è conclusa con la premiazione degli alunni della Scuola Secondaria dell’Istituto che hanno partecipato al concorso L.C. “Un poster per la pace – il nostro mondo, il nostro futuro”. Inizia con l’accoglienza particolarmente calorosa riservata all’Arcivescovo con le note dell’Orchestra dei ragazzi dell’I.C. “G. Mameli” diretta dal Maestro Santino Bruno, professore di tromba. La stessa saluta l’alto prelato con l’esecuzione, dinanzi al numeroso pubblico levatosi in piedi, dell’inno normalmente suonato in onore del Pontefice.

Apre la serie degli interventi il Dirigente Scolastico, prof.ssa Caterina Policicchio, che, porgendo il saluto della scuola a mons. Nunnari, ricorda il precedente incontro del 12 dicembre 2012 ed esprime tutta la gratitudine per la sua visita, perché “la Sua visita ci è gradita, ci rasserena, ci fa piacere, è importante, ci conforta ed io ci tengo ad averLa perché Lei è un punto di riferimento”. Segue il saluto di ringraziamento per la presenza agli ospiti, all’Amministrazione Comunale di Amantea e a quella di Lago, ai rispettivi Sindaci, all’Assessore Giovanni Barone di Lago, all’Assessore Sante Mazzei di Amantea, all’Ass.re Monica Sabatino e al dott. Tonino Chiappetta, addetto stampa del Comune di Amantea, ai Comandanti delle Stazioni dei Carabinieri di Amantea, Belmonte C. e Aiello C., al Comandante della Polizia Municipale, dott. Emilio Caruso, al dott. Nicola Penta, Direttore dell’U.S.P. di Cosenza, che non ha potuto essere presente per impegni d’ufficio, alle associazioni che operano nel territorio, a cominciare dal Lions Club nelle persone del Presidente, Arch. Tarquinia Alfano e della prof.ssa Ada Cameriere Grimaldi, associazione che ha decisamente contribuito allo svolgimento dei lavori dei ragazzi che si sono cimentati nella partecipazione al concorso internazionale. Questi saranno chiamati per ricevere il premio che è stato loro assegnato. Un ringraziamento rivolge al prof. Franco Pedatella, rappresentante dell’Associazione Cletarte, ed alle associazioni Prospettive, Fidapa, Il Coviello, Auser, Rotary Club, Unitalsi, Tassello, Azione Cattolica Italiana. Un ringraziamento rivolge alla prof.ssa Concetta Mileti, Funzione Strumentale al POF area 4, per aver organizzato l’evento ed essersi occupata dei contatti con il territorio, ed al prof. Don Luigino Zoroberto, referente del ‘’Progetto Solidarietà’’.

“Un detto africano – continua il Dirigente – dice che per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio. Noi faremo così e per i nostri bambini noi, scuola e territorio, famiglie e istituzioni, saremo quel villaggio che li farà crescere bene”. Rivolgendosi ai ragazzi che sono in sala, ne evidenzia il desiderio di costruire un mondo migliore. Li nomina tutti, plesso per plesso, di Lago e di Amantea e ricorda loro che lei nella sua carriera scolastica ha avuto ed ha due modelli: don Bosco e don Milani, dei quali ricorda l’amorevolezza che sentivano e praticavano nei rapporti con i bambini. Coglie l’occasione per accennare anche al significato e all’esperienza della Scuola di Barbiana come esempio di vicinanza ai bisogni e al mondo dei bambini più disagiati. “I nostri giovani – sostiene la Dirigente – hanno bisogno di punti di riferimento; questi sono i maestri. Maestro, nell’etimologia della parola che viene dal latino ‘magister’, vuol dire ‘di più’, più precisamente ‘tre volte di più’. La scuola è centrale nella formazione dei giovani. Ma la scuola da sola non basta. Da soli non andiamo da nessuna parte. Insieme alla scuola anche i genitori devono fare la loro parte. Oggi purtroppo i genitori corrono insieme ai figli: li portano di qua, li portano di là nei luoghi delle varie attività che intendono fare svolgere loro. Ma non hanno il rispetto dei tempi dei figli”. E qui richiama Piaget per la sua concezione dell’età evolutiva e della necessità di dosare le offerte in base ai bisogni che emergono volta per volta secondo il livello di evoluzione del bambino. “Dobbiamo cercare di lasciarli legati alle loro radici, senza forzarne i tempi. Stiamo vicini a loro! I genitori però devono aiutarci in questo compito che abbiamo da assolvere come scuola. Essenziale è a questo proposito un rapporto corretto tra docenti e alunni, in cui i docenti sono parte decisiva nel mettere gli alunni nelle condizioni più favorevoli all’apprendimento e alla formazione. Diceva John Dewey: ‘I nostri figli devono stare bene a scuola come a casa’. E Nelson Mandela: ’Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano a odiare e, se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l’amore, per il cuore umano, è più naturale dell’odio’. Quindi è possibile la pace tra gli uomini perché ‘la pace non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare”. Quindi si avvia alla conclusione del suo appassionato intervento e di fronte alle difficoltà, alle mode e alle deviazioni che il mondo tante volte oppone ad un vero e valido progetto educativo richiama le parole di Papa Francesco: ”Non abbiate paura di andare contro corrente”. Alla fine rivolge un saluto ed un ringraziamento ai maestri dell’Orchestra, che cita uno per uno con rispettivo strumento: Santino Bruno, Roberta Ficara, Luana Martire, Alessandro Feroleto, Giuseppe Gloria, Luca Petrone, Fabio Iannuzzi e Raffaele D’Urso.

Segue un intermezzo musicale in cui l’Orchestra dedica all’Arcivescovo l’esecuzione dell’Inno Pontificio.

Don Luigino Zoroberto, intervenendo a sua volta, ricorda che questo è il secondo appuntamento dedicato alla solidarietà, dopo quello in cui il 13 dicembre 2013 “Il Cestino della Solidarietà” è stato donato all’Associazione della Confraternita Maria SS. Addolorata che s’impegna nelle opere di beneficenza e volontariato nel territorio di Amantea (CS). Quindi si concentra sul tema in questione e sostiene che la solidarietà si coniuga con la pace. Cita a tal proposito qualche proverbio in negativo, come “la lingua ossa non ha, ma ossa rompe”, allo scopo di avvalorare il contrario. “La solidarietà ha a che fare con la solidità, è un grande valore, stabilisce il legame che si esprime tra persone che vivono in condizione di disagio. Opera a livello intellettivo e volitivo, deve congiungersi con la sfera affettiva. La solidarietà è per la Chiesa, una virtù, un ‘habitus’ a fare il bene. Ma non è solo ‘fare il bene’ quello di cui parliamo; nel fare il bene bisogna metterci tutta l’intenzionalità, bisogna dare il meglio di sé, perché è importante il cuore per evitare di avere effetti negativi. Bisogna essere educati alla solidarietà. Relativamente all’educazione si parla di agenzie educative. La prima è la comunità familiare, poi seguono quella ecclesiastica e quella scolastica, ma ci vuole sinergia tra di esse per completare l’opera, perché la comunità civile ha bisogno poi di tante persone solidali tra di loro”. Elevando il tono del discorso, il relatore accenna ad un altro che si è fatto solidale con l’uomo: il Padre Eterno. È il primo solidale. Si è fatto vicino all’uomo. Dio, in ebraico Immanuel, non è solo colui che è con noi, ma è in noi. Qui don Zoroberto si ricollega ai rabbini ebrei e alla figura del “Maestro”, che vuol dire “tre volte grande”. “I rabbini – dice -raccontavano delle parabole, cioè inventavano dei racconti, che non erano delle pure invenzioni ma i loro elementi erano presi dalla realtà”. E  racconta la “Parabola del Buon Samaritano”, mettendo in evidenza che i personaggi in questione erano tra loro nemici perché il povero malcapitato assalito, derubato degli averi, picchiato a sangue e lasciato mezzo morto dai briganti era ritenuto un nemico per gli abitanti della Samaria, eppure il samaritano non passa oltre, come il sacerdote e il levita che lo hanno preceduto, ma ne ha compassione, si ferma, gli presta i primi soccorsi e poi lo affida alle cure di un albergatore a proprie spese. Fuori parabola – spiega il relatore – il samaritano è Dio, il malcapitato è l’uomo. Con questa parabola Gesù insegna a noi, come al dottore della legge del racconto evangelico, chi è il nostro prossimo e quel “va’ e anche tu fa’ lo stesso” è un invito fatto anche a noi ad  “avere compassione” di chi ha bisogno, che non è il nostro amico o familiare o il compagno di giochi, e ad intervenire in suo aiuto. “Così ci dice Gesù”.

Segue un altro brano, “Dolce sentire”, eseguito dall’Orchestra, accompagnato dal canto del gruppo vocale degli alunni.

Successivamente il Presidente del Lions Club International di Amantea, arch. Tarquinia Alfano, saluta e ringrazia l’Arcivescovo per aver accolto l’invito rivoltogli e il Dirigente Scolastico per aver voluto la presenza del Lions Club nel Progetto, che l’Associazione medesima ha sponsorizzato. Quindi invita i presenti a guardare la proiezione del video, di cui sono protagonisti i bambini i cui nomi scorrono in sovraimpressione sullo schermo, che riproduce figure e disegni vari, dai colori vivi che esprimono la festosità e la gioia con cui essi sentono e vivono l’idea della solidarietà. Quindi rivolge sentiti ringraziamenti alle prof.sse Erminia Lico e Concetta Mileti ed alla Dirigente dell’I.C. “G. Mameli” e, a ricordo della giornata speciale, consegna alla scuola il “Poster per la pace” ed a Mons. Nunnari il guidoncino Lions Club. Ringrazia anche la prof.ssa Ada Cameriere Grimaldi e le consegna un attestato. Relativamente al Concorso comunica che sono pervenuti ventidue disegni, tra i quali è stato scelto il vincitore e tre ex aequo. A questo punto vengono consegnati gli attestati di partecipazione agli alunni Alfano Antonella, Alfano Enola, Cartolano Domenico, De Grazia Anais, Malito Simona, Mannarino Gaia, Morelli Martina Maria, Pentasuglia Pierluigi, Perri Luca, Pescio Erman, Pinnicchia Teresa Eliana, Posteraro Alessandro, Pulice Ismaele, Pulice Sonia, Ragusa Aurora, Suriano Giovanni, Tiberi Maria, Vommaro Carmine. Attestati di Merito vengono consegnati a Manuel Alfano per “attinenza al tema”, a Beatrice Simari Benigno  per “l’originalità”, ad Arianna Posa per “merito artistico”. Vincitore del concorso risulta Lucia Letizia Ianni, studentessa della classe 2^ D della Sc. Sec. di I Gr., con la seguente motivazione: “Con il suo disegno ha espresso il desiderio di vedere in futuro un mondo migliore e unito, avvolgendo il nostro pianeta in un’atmosfera luminosa e festosa”.

È il momento dell’atteso intervento dell’Arcivescovo, il quale crea un’atmosfera di affettuosa cordialità sin dalle prime battute e poi sviluppa e dilata il discorso a tutto campo e spazia dal mondo biblico ed evangelico ad alcuni momenti significativi della teologia cattolica ed alla quotidianità. Ringrazia la Dirigente Policicchio perché questo invito ad Amantea che ella gli ha rivolto “è un tuffo nella gioia”. Saluta le autorità civili e militari, la Presidentessa del Lions Club, don Luigino Zoroberto che ringrazia anche “per la bella lezione sulla solidarietà”. È venuto da Cosenza imbandierata per il successo della squadra calcistica locale. Aggiunge, scherzando, di essere tifoso della Juventus, mentre la squadra della sua Reggio Calabria va male, ma non fa niente. Dopo la breve digressione, torna al tema del giorno commentando una frase che ha visto scritta su qualche muro, attraversando la città: “Auguri, Cosenza! Ma tutto il resto è noia”. “Dovevano essere qui, perché invece avrebbero scritto che tutto il resto è vita”. Poi racconta l’episodio di un bambino che portando sulle spalle il peso di un fardello scappa dal suo paese perché c’è la guerra ed incontra una giornalista che, come lo vede, se lo abbraccia. “Ecco chi è il prossimo per quella giornalista. Il prossimo non è quello vicino a me, ma quello a cui mi faccio vicino. Il Samaritano, appunto, si avvicina. Il prossimo non è l’amico, ma chi nel prossimo vede un fratello”. Da qui passa ad esaminare il racconto biblico di Caino ed Abele, quando Dio chiede conto a Caino del fratello ucciso e quello risponde: “Sono forse il custode di mio fratello?”. È una risposta terribile. Invece “ciascuno è custode dell’altro, noi siamo custodi degli altri, cari ragazzi”. E poi torna alle immagini, viste in TV, dei bambini africani che scappano dai loro villaggi e dalla guerra ed a quella del bambino che scappa con il peso sulle spalle per fuggire la guerra. “Anche Gesù fuggiva dalla guerra, la persecuzione scatenata contro di lui da Erode nella sua terra, per andare in Egitto e salvarsi dalla morte che il re tentava di dargli. Il mondo ha bisogno di pace, ma senza giustizia non c’è pace, come dice il profeta Isaia”.  Qui approfondisce il concetto di pace ed aggiunge, fra le altre cose: “Io vengo da Reggio Calabria e lì nel 1986 si parlava di pace mafiosa, cioè di un accordo tra bande mafiose per eliminare il disordine che nasceva dalle ‘guerre di mafia’, cioè dagli scontri armati tra famiglie mafiose. Questa non è la pace che cerchiamo noi. Per noi la pace è frutto della giustizia”. E richiama S. Agostino e l’enciclica ‘Pacem in terris’. “I pilastri importanti della pace sono la giustizia, la libertà, la verità e l’amore. Educhiamoci ad amare i nemici, quelli che ci hanno fatto un torto. D’altronde quando diciamo nella preghiera ‘padre nostro’, significa che ognuno di noi si riconosce figlio di un unico padre e quindi noi siamo tutti fratelli. Puoi dire ‘padre nostro’, se ti senti figlio di quel padre comune e senti gli altri fratelli”. Qui il pensiero va a Papa Francesco, che abbraccia i bambini e fa tenerezza. Quindi racconta il suo incontro con il Santo Padre nella Domus Sanctae Marthae in Vaticano quando il Papa attraverso il proprio segretario gli ha fatto recapitare un biglietto di invito a cena e lo ha messo a suo completo agio con semplicità ed immediatezza di modi, mentre lui era in grande difficoltà e dubbio circa il modo di comportarsi e le parole da usare dinanzi al Pontefice. “Lo stile del Papa è immediato, Egli ha rovesciato la piramide, ama i bambini e ci sta dando una grande lezione. Coraggio, bambini di Amantea, di Lago e dei paesi vicini, uscite dal guscio dell’egoismo! Siamo accanto a voi, non per chiuderci ma per camminare al vostro passo. Il Dirigente e i professori camminano insieme a voi alunni e voi vogliate bene a chi ha bisogno”. A questo punto ricorda l’episodio di sedici baracche bruciate a Cosenza e della gente rimasta fuori senza neppure quel misero ricovero. “Sono corso subito per offrire il mio aiuto e dare ricovero ai malcapitati, ma ho trovato che per loro era già stato fatto spazio nelle baracche vicine. Questo mi fa dire che per i bisognosi bisogna fare spazio nelle altre baracche e nel nostro cuore”.

Concluso l’appassionato intervento di Mons. Nunnari, l’Orchestra in atto di ringraziamento esegue l’Ave Maria. La giornata termina con l’omaggio musicale all’Arcivescovo da parte dei docenti di strumento delle Scuole di Amantea e Lago. Ed è proprio sulle note dell’Ave Maria, un brano dolce ed innovativo nella forma, una preghiera rivestita dallo splendore musicale e dal sentimento religioso, che con grande bravura i maestri  suscitano emozioni, catturano sensazioni, trasmettono serenità.

Segue la donazione dei profumi e dei sapori di Amantea e Lago a Monsignore con l’offerta di fiori, olio e cestini vari da parte degli alunni della Scuola dell’Infanzia, della Primaria e della Secondaria di I grado dell’I.C. Terminata questa fase della manifestazione, il Dirigente ringrazia i docenti, i collaboratori scolastici, le autorità, l’Arcivescovo, coloro che sono intervenuti dopo l’inizio dei lavori. La manifestazione si conclude con il saluto finale dell’Orchestra.

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Lo studio delle stelle t’ha elevata

a loro altezza nell’umana fama

e i tuoi pensieri e modi ha plasmato

al rigore dei moti universali

 

cosí ch’autorità in mezzo agli uomini

negli atti e nel pensier divenne il nome

di Margherita Hack, la studïosa

degli astri e della legge che li regola.

 

La vita or ti s’è spenta in un tramonto

di quella stella che più d’altre scalda

la Terra e poi a sera l’abbandona,

 

come fai tu che orfana la lasci

di tal pensier, nell’Infinito entrando,

cui laiche dedicasti riflessioni.

 

L’asteroide che lí ti è dedicato

continuerà perenne ad orbitare

e, volteggiando tra compagni augello,

ad eternare il nome tuo nel mondo.

 

Roma, 29 giugno 2013     Franco Pedatella

 

Blog: francopedatella.com

 

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