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Archive for 28 novembre 2011

Il testo è stato pensato riflettendo sull’alluvione della Lunigiana, una specie di tsunami della montagna, ma si riferisce a tutte le alluvioni che colpiscono la nostra terra, in particolare il Meridione d’Italia.

 

Chi governava allora questo suolo:

“Partite, o figli, le fabbriche del Nord

v’attendono – diceva – a braccia aperte!

A che aspettare qui di pane un tozzo

 

che man padrona avida da secoli

o terra avara da millenni nega?”.

Così partîro enormi masse umane

con coppola e la valigia in mano,

 

chi ce l’aveva, al posto del cartone.

Le terre abandonâr, l’acqua i fossati

empiè, dacché operaia esperta mano

cessò la pulizia dalle sterpaglie,

 

e poi si rovesciò ruinosa a valle

portando seco sassi, tronchi e boschi,

interi abitati collinari

giù trascinati su abitati al piano

 

a provocar la morte, vite umane

spezzare come steli da radici

ed ogni segno seppellir nel fango

di quel che prima si chiamava vita.

 

Che scempio provocâro quei signori

che predicavan rei l’emigrazione

e non curaron mai le conseguenze

ond’era nota lor la conoscenza!

 

E quei che li seguîro fûr peggiori,

perché la prevision divenne fatto

innanzi al qual correi velâro gli occhi,

intenti solo a prender e intascare.

 

Franco Pedatella

 

Cleto, 1° novembre 2011             Blog: francopedatella.com

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Il testo viene concepito quando, qualche giorno dopo il conferimento dell’incarico di formare un nuovo governo al senatore Mario Monti, mia suocera a tavola, durante il pranzo odierno, mentre va in onda il telegiornale, nota, riferendosi a Berlusconi decaduto dall’incarico di Presidente del Consiglio:” Mo nun lu vidimu cchjù ‘n giru chillu Pulicinella” (“Ora non lo vediamo più in giro quel Pulcinella”).

Più non vediamo in giro Pulcinella,

la maschera di Napoli perdoni

se dai miei versi la sua veste bella

il viso copre a simili predoni,

 

per le città d’Europa e per le genti

a provocare il riso ché la scena

confuso han con il luogo dei sapienti,

u’ con rigor curar dovrίasi e lena

 

l’affar di stato e non far mai giochetti

più degni della pista di umil circo

di commedianti in giro pei borghetti,

ove si finge il riso e il falso alterco.

 

Or non s’inganna il popolo nel circo,

né la dissolutezza in casa e in corte

si copre con menzogne e l’altrui sterco,

or la carezza usando or pugno forte.

 

Tornata è la modestia, il modo austero

è in giro per le strade e in Parlamento.

Ogni discorso è misurato e vero

e i conti si fan senza infingimento.

 

Alberto da Giussano, quello vero,

che a cuor ha il tempio e il muro cittadino,

butti del clown le vesti, sia austero

ed al Paese dia l’accrescimento!

 

In casa chiuda chi la mascherata

con corna ed elmo celtico inscena

macchiando di vergogna la vallata

che il Po alimenta di miglior progenie!

 

Peccato che non sempre la giustizia

distribuisca equamente i pesi

tra chi ha vissuto e vive con dovizia

e chi le vesti e i tetti sempre ha lesi!

 

Perciò il Paese attende il cambiamento,

non so se il tempo è giusto o la persona,

ma occorre certo un nuovo avvenimento

che il cittadino e il Parlamento approva.

 

Attendo all’opra motti rigorosi

farsi provvedimenti operativi

contro di quei che sempre son morosi

nel dar  ma lesti a prender ed attivi.

 

Franco Pedatella

 

Cleto, 22 novembre 2011

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