Il testo è stato pensato riflettendo sull’alluvione della Lunigiana, una specie di tsunami della montagna, ma si riferisce a tutte le alluvioni che colpiscono la nostra terra, in particolare il Meridione d’Italia.
Chi governava allora questo suolo:
“Partite, o figli, le fabbriche del Nord
v’attendono – diceva – a braccia aperte!
A che aspettare qui di pane un tozzo
che man padrona avida da secoli
o terra avara da millenni nega?”.
Così partîro enormi masse umane
con coppola e la valigia in mano,
chi ce l’aveva, al posto del cartone.
Le terre abandonâr, l’acqua i fossati
empiè, dacché operaia esperta mano
cessò la pulizia dalle sterpaglie,
e poi si rovesciò ruinosa a valle
portando seco sassi, tronchi e boschi,
interi abitati collinari
giù trascinati su abitati al piano
a provocar la morte, vite umane
spezzare come steli da radici
ed ogni segno seppellir nel fango
di quel che prima si chiamava vita.
Che scempio provocâro quei signori
che predicavan rei l’emigrazione
e non curaron mai le conseguenze
ond’era nota lor la conoscenza!
E quei che li seguîro fûr peggiori,
perché la prevision divenne fatto
innanzi al qual correi velâro gli occhi,
intenti solo a prender e intascare.
Franco Pedatella
Cleto, 1° novembre 2011 Blog: francopedatella.com