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Archive for 14 ottobre 2013

 

I versi sono stati ispirati dallo spettacolo “Romanzo Mitologico”, recitato per Magna Graecia Teatro Festival Calabria 2013 dagli artisti calabresi Giacomo Battaglia, Gigi Miseferi e Angelica Artemisia Pedatella, nelle vesti, quest’ultima, di Ebe, personificazione della giovinezza, accompagnati dalle musiche (“Divinità”, “Gente di mare” e brani dedicati all’acqua e alla terra) del maestro Sandro Scialpi e dalla voce di Enzo Bruzzese, dal violino di Marco Modica, dalle danze di Samuela Piccolo, dalle coreografie di Antonio Piccolo, dai giochi straordinari delle luci, dovuti all’opera puntuale di  stupendi tecnici, per la regia appassionata di Francesca Grenci. I brani recitati, le musiche ed i ritmi facevano una cosa sola con le danze che li accompagnavano: sembravano riprodurre la melodia di risonanze antiche, talora ancestrali, echi e richiami misteriosi, quasi i canti delle Sirene restituiti dalle onde del mare vicino, cui le movenze delicate della ballerina, assolutamente adagiate sui ritmi della musica, facevano da cornice in un gioco mutevole e ben dosato di luci. È quanto ho visto e ascoltato presso la “Torre Marrana” di Ricadi, dove l’ospitalità del Sindaco ha confermato una delle qualità della Calabria, nel Castello Normanno-Svevo di Vibo Valentia, nel Teatro all’aperto in località “Motta”di Palmi, nel “Parco Archeologico di Capo Colonna” a Crotone. In questa “tappa culturale” tra i siti archeologici della nostra regione immancabile è stato per me l’incontro con il dott. Armando Pagliaro, dirigente regionalepresso l’Assessorato alla Cultura ed ai Beni Culturali, sempre presente in occasioni di tale e tanta importanza.

 

Soffio leggero più si leva e più

vento si fa e tempesta e l’attenzione

sospesa ruba al pubblico presente,

mentre laggiù in fondo alla marina

 

sospira il mare e l’onda sulla riva

sembra col fiato suggerire ai sassi

la storia di nocchieri e di Sirene

che l’acqua da millenni serba e canta.

 

Con tocco magistrale la regista

in scena mette note che dall’onde

i musicistiprendon e con arte

agli strumenti affidanmusicali.

 

Poi il suono cessa, quieta è la tempesta

ed Ebe appare in veste di fanciulla

narrar le storie antiche degli eroi,

le esotiche leggende della  genesi

 

dei mostri che, staccatisi dal buio

delle notturne tenebre, emergenti

diedero forma e corpo a questo mondo

che fe’ di séla storia d’Occidente.

 

Dal mondo greco emersero i Giganti,

i frati lor titanici, le Erinni,

pure i Ciclopi, i Figli della Terra,

mostri con tante teste e cento mani.

 

Quindi il racconto vòlgesi all’Italia

e più precisamente a quella parte

che a Sud il mare Ionio ed il Tirreno

teneramente abbraccian qual sorella.

 

Della Sicilia dico e di Calabria

fin dove dentro al sen più bello al mondo

Partenope, la ninfa, diede il canto

a quella costa ch’oggi ancor lo intona.

 

Al centro la Calabria e le sue storie

dan fiato a Battaglia ed a Miseferi,

che con magistral piglio e comic’arte

di questa terra cantan le leggende

 

da quando il Dio la fe’ felicemente

donandole ogni ben che in mente avéa:

i frutti di natura, i monti, i sassi,

gli uomini, il lor pensier, gli affetti, l’arte.

 

E non poté evitar i guai che addosso,

le pestilenze, povertà, bisogni,

i terremoti, l’analfabetismo,

l’emigrazione e tanti altri ancora,

 

mentr’Ei si abbandonava a dolce sonno,

le diè il Maligno, ma destòssi tosto

e riparò, donandole la forza

di sopportar e superar le angustie,

 

sí ch’ella da cadute si solleva

ed a lottare torna più che prima,

né si rassegna all’avversa sorte

se l’uomo o la natura la ferisce.

 

Qui sento cupi lai, notturni canti

che lamentosi piangono Alarico

e ascolto la leggenda del tesoro

col resepolto tra il Busento e il Crati.

 

Nel fondo del silenzio della notte

odo Sirene raccontar Persefone

rapita dal dio Ade in nero cocchio

mentre coglieva a Vibo il bel narciso

 

che Zeus creato avéa astutamente.

Di Bacco il passo odo che da Oriente

di viteil ramoscello in Puglia reca

e pianta e inebriante vino adduce.

 

Passare vedo Ulisse tra gli scogli

e il canto ingannator delle Sirene

udír ed evitar, da Circe istrutto,

e quelle rovinar pe ‘l gran dispetto.

 

Mi porta il vento dalle mosse canne

la triste storia dell’imperatore

che volle a Lagopésole abitare

e avéa le orecchie d’asinda occultare.

 

L’amore diCristalda ePizzomunno

sul labbro d’Ebe a me com’eco giunge

del canto antico che mi spira il mare,

scrigno fedele di leggende antiche.

 

Di Encelado lo sbuffo Ebe saluta

e l’acqua al sole tersa che l’abbraccia,

l’aria miracolosa nello Stretto

che crea l’illusione della fata

 

Morgana agli occhi che la fissan dritti,

dalla bellezza di quei luoghi attratti.

Dal fondo emerge l’isola Sicilia,

terra divina, sacra agl’immortali,

 

ricca di frutti e miti ed echi antichi

che giungono dall’onde e dalle navi

di viaggiatori che la meta han perso

o cercano dubbiosi la fortuna.

 

E non potéamancar qui la leggenda

dell’Urbe eterna, da fraterna lite

nata sul nome e nelle fondamenta.

Sancì che niuno mai saltato avrebbe

 

impunemente il fosso e la cintura

che di possenti mura la cingeva.

Roma ebbe nome come fortemente

Romolo volle, che primier la resse.

 

Dal mar profondo emersero i due Bronzi

che della Magna Graecia ambasciatori

le guide dei turisti definiscono,

che numerosi qui a vederli vengono.

 

Per l’occasione la turista inglese

sui nomi scherza un po’ comicamente;

ma quelli son due grandi simulacri

di un’arte e civiltà sempre presenti

 

che a noi rimanda il mare con le belle

note musicali e con la danza

che tra le luci, che giocan con le stelle,

il ritmo ripete universale.

 

Ho visto queste cose a Ricadi,

ove ospitalità, ch’è sacra in Grecia,

nel sindaco del luogo è impersonata,

facendomi sentire in terra amica.

 

Le dolci note ancor m’han carezzato

l’orecchio in terra ch’ebbe nome Hipponion

e un castro costruívviFederico.

Le musiche, le voci, i moti in danza

 

vid’io levarsi all’aura di Pitagora,

ove fu venerata in Kroton Hera.

Venni anche a Palmi, ove del Tirreno

ho visto lo spettacolo più bello.

 

Categoria morale il Calabrese

è veramente,come avoce ferma

l’artista dice in scena, se tal cosa

nasce in Calabria, cresce ed alimenta

 

quella virtù che lo distingue in Terra:

genio creativo, animo ospitale;

l’altro sentir fratello nella sorte

cattiva e festeggiar con lui s’è bella.

 

Cleto, 30 agosto 2013              Franco PedatellaBlog: francopedatella.com

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