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Archive for novembre 2013

Parte dal Municipio la sfilata

tra gonfaloni e fasce tricolori

delle comunità del circondario,

che in festa son presenti ad Amantea

 

a tributar l’onore a questo evento,

cui diè l’Imperator di Spagna inizio

cinquecent’anni or sono con decreto

istitutivo di regal volere.

 

A tutte viene dietro Amantea

col gonfalone suo e con le guardie,

che seguon quelle di altri Centri urbani

così come convien per cortesia.

 

Di festa è l’aria, i bar di gente pieni

paiono con gli odori giorni belli

aprire pria che il sol coi raggi suoi

illumini le prime bancarelle.

 

Mentre il corteo traversa strade e piazze,

empie le vie il rullo dei tamburi

e la città s’affaccia alle finestre

o sopra  i marciapiedi sosta e guarda

 

i figuranti involti nelle vesti

tradizionali, ricche di colori,

che in casse conservate avean bramato

esporsi al sol che col suo raggio esalta

 

le tinte e ne ravviva gli orli e i punti.

Tra gli altri, quelli spiccano di Cleto,

che a tre fanciulle di Amantea uniti,

coi bei colori delle popolane,

 

rubano un raggio al sol e di riverbero

lo spargono di ardor moltiplicato.

È accanto a lor lo sposo tillesiano

che al passo del leon rampante avanza:

 

cilindro in testa, frac, bastone in mano,

il papillon, solenne portamento

ne fan l’esempio di eleganza in moto,

che soddisfatta incede  in sé raccolta.

 

 

Di Guardia Piemontese brillan gli ori

in mezzo ai costumi dei paesi

che guardan da millenni questo mare,

mentre dal centro avanza il gonfalone

 

della città natale di Telesio:

Cosenza, di provincia capoluogo,

che vuol con questo gesto dimostrare

la grande rilevanza dell’evento.

 

La cerimonia a Piazza del Commercio

l’apice tocca dello svolgimento:

è l’atto del passaggio dei poteri

sopra la fiera al Mastrogiurato,

 

con un cerimoniale che ripete

gesti, costumi e riti  di una volta.

I visi in alto volti verso il palco

ascoltan le parole rituali,

 

ma in tutti leggo che segreto vola

al sindaco il pensier, che più non è.

A Piazza Cappuccini sono al centro

dell’attenzione gli sbandieratori.

 

Squilli di trombe e rullo di tamburi

danno il segnal di moto alle bandiere.

S’intreccian queste, volan, fan tutt’uno

con braccia e gambe. Una  il cielo sfiora

 

e s’accavallan  tutte e fan castello

coi corpi snelli e i guizzi ratti in alto

di Bisignano gli sbandieratori.

In fine poi tra scoppi e scie di luci

 

muraglia fanno ai fuochi d’artificio

tra sguardi aneli e applausi scroscianti

del numeroso pubblico presente,

cui in petto il cuore esulta per la gioia.

 

Come ogni salmo poi finisce in gloria,

cosí la festa a Piazza Calavecchia

si chiude con un piatto di spaghetti

con la mollica, sí vuol tradizione,

 

e un buon bicchier di vino paesano,

che dal barile mani generose

agli ospiti lïetamente versano

e la serata aspergono di gioia.

 

Domani il cioccolato, caramelle,

dolci, sapori, odori fian padroni

a gole, nasi, orecchi, mani ed occhi

in brulichío di gente nelle strade.

 

Che dir se il bimbo al padre tira il braccio

o della mamma cerca l’attenzione

per indicar la palla o il “buccunottu”

che soddisfare può la sua giornata?

 

L’adulto non sarà da tanti gusti

esente, ché anche a lui la merce piace,

sia che alla gola è grata o agli occhi o al tatto.

Cosí fa festa tutta la famiglia.

 

A organizzare tutta la vicenda

eletto figlio hai, Amantea:

con “Il Coviello” il professore Sciandra

di tutto cura la scenografia.

 

Amantea, 27 ottobre 2013         Franco Pedatella

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Lo studio delle stelle t’ha elevata

a loro altezza nell’umana fama

e i tuoi pensieri e modi ha plasmato

al rigore dei moti universali

 

cosí ch’autorità in mezzo agli uomini

negli atti e nel pensier divenne il nome

di Margherita Hack, la studïosa

degli astri e della legge che li regola.

 

La vita or ti s’è spenta in un tramonto

di quella stella che più d’altre scalda

la Terra e poi a sera l’abbandona,

 

come fai tu che orfana la lasci

di tal pensier, nell’Infinito entrando,

cui laiche dedicasti riflessioni.

 

L’asteroide che lí ti è dedicato

continuerà perenne ad orbitare

e, volteggiando tra compagni augello,

ad eternare il nome tuo nel mondo.

 

Roma, 29 giugno 2013     Franco Pedatella

 

Blog: francopedatella.com

 

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I versi sono stati  ispirati dalla notizia, tragicomicamente ridicola, secondo cui i capi di governo della sviluppatissima, industrializzata e civile Europa sono stati colti da sorpresa perché hanno scoperto, stando alle loro dichiarazioni, di essere stati “spiati” dai Servizi Segreti degli Stati Uniti d’America , Paese amico ed alleato. La notizia, oltre a farmi arrabbiare per la persistente gravità del fatto, ha suscitato la mia pensosa ilarità, mista a irritazione per la manifesta disinvoltura e la patente e penosa ipocrisia con cui questi sedicenti “uomini di stato” ingannano i loro popoli, simulando di non sapere quello che qualche tempo fa persino gente semplice, digiuna di qualsiasi studio storiografico, sapeva: i loro Paesi sono ufficialmente Stati sovrani, ma di fatto Stati a sovranità limitata. Quanto accade, insieme ad altre manifestazioni di violazione della sovranità altrui, ne è la dimostrazione lampante.

 

Che bella sceneggiata i governanti

del mondo sviluppato van facendo:

di fronte ai loro popoli far finta

d’aver scoperto d’essere spiati

 

dal grande Alleato Americano!

E fingon d’adirarsi e sollevare

nel mondo una questione diplomatica!

Noi comunisti sempre abbiam saputo,

 

persin l’estremo iscritto analfabeta,

che al grande capitale è asservita

ogni nazion minor e a questa sorte

anche chi mostra i muscoli è soggetto,

 

pur se s’illude o illude d’esser forte,

ma non ha mezzi a vincere la gara.

Lo sa chiunque governa e con raggiri

spregevoli la sua nazione inganna,

 

fingendo di scoprir la prima volta

ch’essa è colonia, serva al grande impero

che di guardian di libertà s’effigia

e in mar ne mostra al mondo il simulacro.

 

Il mondo sopportare la figura

dovrà del bimbo che passeggia e crede

che in ciel di lui la luna segue il passo,

finché non scopre ch’ella è in ciel per sé.

 

Ben puoi vantarti, Italia, ché non sei

sola a subir la beffa oltre al danno!

Ognun dovrà guardarsi nello specchio

e dir: “ Chi mi governa ognór m’inganna”.

 

Cleto, ottobre 2013                Franco Pedatella

Blog: francopedatella.com

 

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I versi sono stati ispirati dalla notizia della morte di zio Giovanni Chilelli nella lontana e fredda Torino, diversa per il clima e per l’ambiente umano circostante dalla natìa cara  Amantea e da Pisa, dove aveva vissuto gli anni di lavoro scolastico da direttore didattico con entusiasmo, circondato sempre dall’affetto e dalla stima di maestri, collaboratori, amici e conoscenti, i quali hanno continuato a manifestargli stima ed amicizia anche durante i lunghi anni della pensione.

 

Or che la lingua tace e l’aure sorde

son a qualunque suon lor giunga grato,

vorrei che la tua spoglia riposasse

là dove mano amica un fiore posi

 

per eternar con te, mio caro zio,

il dialogo affettuoso che tenesti

in vita con colleghi, amici e cari

che intorno a te giravan quali a fiore

 

api per trarne il miel che addolcia i giorni.

Pisa, direi, o Amantea assolata

darebbe a te il calore che hai cercato

sempre dentro il cammino di tua vita.

 

Lì  posin ristorate  le tue ossa

cui man pietosa venga quotidiana,

col pianto da lontano della sposa

e il duol segreto ascoso in cuor dei figli,

 

a tener vivo il filo ed il legame

che in mente a chi rimane tienti unito

a quel ch’è vita, amor, franca amicizia,

che sempre rifuggì da infingimenti.

 

Franco Pedatella

Cleto, 26 settembre 2013

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