Mi trovavo ad Amantea in Piazza Mercato Nuovo nello stesso giorno della composizione del brano ed ho incontrato l’amico e compagno Geppino Vetere, il quale mi ha detto:” Caro Franco, con la tua poesia non ci fai niente. Ci vorrebbe una mazza”. Alludeva al mio dire in versi sulla situazione politica attuale. Al momento risposi che aveva ragione e che effettivamente per smuovere il governo attuale e chi lo guida non bastano i versi, anche se aggressivi e duri. Ma poi pensai alla capacità, propria della poesia almeno in certe epoche di sensibilità, di smuovere gli animi e le coscienze e spingerli “a egregie cose”; al suo potere di comunicazione immediata e di commozione repentina e profonda, capace di promuovere reazioni positive e di grande civiltà. Allora ho concepito questi versi che, senza mutare la natura intimistica e dolce della mia ispirazione, potrebbero essere capaci di esprimere e suscitare una reazione interiore a suo modo “violenta” nell’uomo onesto e pensoso del bene collettivo.
La mia poesia vorrei fosse una mazza
pronta a colpir chi impera e non governa,
tornando all’occasion dolce carezza
pe ‘l viso di colei che il piè mio ferma,
quando sto per cader lungo il sentiero,
o mi sorregge al passo in precipizio,
ove l’arbusto è riarso e il sasso fiero,
ed è di mia ripresa bel principio.
Tornar dovrebbe ad esser mia poesia
frusta per chi la rotta della nave
dritta non tiene al porto ove dovrìa
trovar rifornimento per le stive,
giusto risarcimento all’opra offerta
dai marinai sul ponte e sub coperta.
Franco Pedatella
Amantea, 17 agosto 2011
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