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Archive for 17 marzo 2013

Un duro e nobil sasso in Santa Croce

attende l’ossa tue che il fuoco arse

ed ha purgato da ogni contingenza

e sacre al patrio altare le ha disposte,

 

ove riposan l’ossa di quei grandi

che al patrio suol diêr merito di stare

esposto al sol che luce eternatrice

sulle vicende umane versa e sparge.

 

Il capo, Rita Levi-Montalcini,

su zolla posa che odoroso un fiore

fecondi di operosa giovinezza.

 

Indichi questo agli uomini del  mondo

la ragion vera e lor dischiuda il cuore

ad operar secondo scienza onesta!

 

Franco Pedatella

 

Cleto, 2 gennaio 2013          Blog: francopedatella.com

 

 

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L’urlo è nemico della riflessione,

l’estremo opposto di argomentazione,

capace sol di muovere gli istinti,

che non conducon l’uomo a buon consiglio

 

ch’è natural compagno alla politica.

Questa assume serie decisioni

con grave soppesare le opinioni

e vero valutar le situazioni

 

che son cangianti oppure durature

perché legate alle persone o ai fatti.

Italia, sento invece nel tuo corpo

urla agitarea te le vene e i polsi,

 

sconce parole a te abbrutir la lingua,

scossoni e moti bruschi a te ferire

le carni delicate a te plasmate

da bella tradizion del tuo passato.

 

Stavi sicura dentro i tuoi confini

sotto romana legge quietamente

tu, bella terra, che nel mar tistendi

dall’Alpe al Canale di Sicilia.

 

La Grecia lo splendor ti avea donato

con templi, lingua, spirto di avventura,

coi bei commerci, vita raffinata,

le prime forme di democrazia.

 

Roma l’architettura degli Etruschi

aveva esteso al piano, monti e valli,

e i riti di quel popolo civile;

pure la forma di governo pria,

 

che ripetéa la prima monarchia,

modello di governo duraturo,

avéa ripreso da quel ceppo umano.

La civiltà italica impregnava

 

di sé la vita scenica dell’Urbe,

sicché potrebbe dirsi con ragione

che la città con merito ed onore

fece di tre culture un sol modello.

 

Ti féan corona le isole che il mare

ti avéa levato intorno in bell’abbraccio,

quasi avamposti per le dolci spiagge,

donde scoprire l’oste e stare all’érta.

 

A nord l’alpestre muro e le sue cime

levate al ciel facevano barriera

a venti, ghiacci, neve e orribil gente

che con mala intenzion venir volesse,

 

fin che scabrose genti e primitive,

da tue cittadi attratte e colti campi

da alberi frugiferi coperti,

quel monte non varcâro e dilagâro

 

 

al pian portando strage e divisione.

Ferîrti al cuor, succhiarono il tuo sangue,

di fertili campagne fêr deserto,

spogliâro i templi, prêser gli ornamenti.

 

Ove regnâr la pace ed il progresso,

guerre portâro e alzarono castelli

da cui recare offese fratricide

o ripararsi da fraterni furti.

 

Fecero di una terra mille regni

l’un contro l’altro in eterna guerra,

ch’ebbe bisogno a volte del sostegno

di altri invasori nuovi e nuovi furti.

 

Ma la tua gente si sentiva figlia

di quella gloria datale da Roma

e ad essa si rifece e l’Umanesimo

creò e l’arte del Rinascimento

 

in splendide città ch’eran risorte

con bei palazzi, monumenti ed are,

con pensatori nuovi in arti e scienze,

con l’opera immortal di letterati.

 

Per riscattar da chi ti avéa divisa

la terra che una fêro i monti e il mare,

facesti poi il Risorgimento

e il pianto a madri, a padri e spose desti.

 

Crüenta Guerra di Liberazione

col sacro sangue partigiano tolse

dal petto a te il germanico calcagno

e fé di te Repubblica Italiana.

 

Ora il tornar di giorni bui io temo,

ché la ragione e l’arte mute veggo,

la sana riflessione dileggiata,

ragione aver chi strepita e più grida.

 

E se poi l’urlo  è pure più volgare

o quel che dice è fuori d’intelletto,

è più gradito a un popolo d’ ignavi

che ormai di sé non ha più cognizione.

 

 

Lévati, Italia, sorgi dal torpore,

nel quale incantatori ti han sopita,

e mostra al mondo la natura vera

onde si forma e cresce la tua gente!

 

Franco Pedatella

Cleto, 9 marzo 2013           Blog: francopedatella.com

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