Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for marzo 2013

Un duro e nobil sasso in Santa Croce

attende l’ossa tue che il fuoco arse

ed ha purgato da ogni contingenza

e sacre al patrio altare le ha disposte,

 

ove riposan l’ossa di quei grandi

che al patrio suol diêr merito di stare

esposto al sol che luce eternatrice

sulle vicende umane versa e sparge.

 

Il capo, Rita Levi-Montalcini,

su zolla posa che odoroso un fiore

fecondi di operosa giovinezza.

 

Indichi questo agli uomini del  mondo

la ragion vera e lor dischiuda il cuore

ad operar secondo scienza onesta!

 

Franco Pedatella

 

Cleto, 2 gennaio 2013          Blog: francopedatella.com

 

 

Read Full Post »

L’urlo è nemico della riflessione,

l’estremo opposto di argomentazione,

capace sol di muovere gli istinti,

che non conducon l’uomo a buon consiglio

 

ch’è natural compagno alla politica.

Questa assume serie decisioni

con grave soppesare le opinioni

e vero valutar le situazioni

 

che son cangianti oppure durature

perché legate alle persone o ai fatti.

Italia, sento invece nel tuo corpo

urla agitarea te le vene e i polsi,

 

sconce parole a te abbrutir la lingua,

scossoni e moti bruschi a te ferire

le carni delicate a te plasmate

da bella tradizion del tuo passato.

 

Stavi sicura dentro i tuoi confini

sotto romana legge quietamente

tu, bella terra, che nel mar tistendi

dall’Alpe al Canale di Sicilia.

 

La Grecia lo splendor ti avea donato

con templi, lingua, spirto di avventura,

coi bei commerci, vita raffinata,

le prime forme di democrazia.

 

Roma l’architettura degli Etruschi

aveva esteso al piano, monti e valli,

e i riti di quel popolo civile;

pure la forma di governo pria,

 

che ripetéa la prima monarchia,

modello di governo duraturo,

avéa ripreso da quel ceppo umano.

La civiltà italica impregnava

 

di sé la vita scenica dell’Urbe,

sicché potrebbe dirsi con ragione

che la città con merito ed onore

fece di tre culture un sol modello.

 

Ti féan corona le isole che il mare

ti avéa levato intorno in bell’abbraccio,

quasi avamposti per le dolci spiagge,

donde scoprire l’oste e stare all’érta.

 

A nord l’alpestre muro e le sue cime

levate al ciel facevano barriera

a venti, ghiacci, neve e orribil gente

che con mala intenzion venir volesse,

 

fin che scabrose genti e primitive,

da tue cittadi attratte e colti campi

da alberi frugiferi coperti,

quel monte non varcâro e dilagâro

 

 

al pian portando strage e divisione.

Ferîrti al cuor, succhiarono il tuo sangue,

di fertili campagne fêr deserto,

spogliâro i templi, prêser gli ornamenti.

 

Ove regnâr la pace ed il progresso,

guerre portâro e alzarono castelli

da cui recare offese fratricide

o ripararsi da fraterni furti.

 

Fecero di una terra mille regni

l’un contro l’altro in eterna guerra,

ch’ebbe bisogno a volte del sostegno

di altri invasori nuovi e nuovi furti.

 

Ma la tua gente si sentiva figlia

di quella gloria datale da Roma

e ad essa si rifece e l’Umanesimo

creò e l’arte del Rinascimento

 

in splendide città ch’eran risorte

con bei palazzi, monumenti ed are,

con pensatori nuovi in arti e scienze,

con l’opera immortal di letterati.

 

Per riscattar da chi ti avéa divisa

la terra che una fêro i monti e il mare,

facesti poi il Risorgimento

e il pianto a madri, a padri e spose desti.

 

Crüenta Guerra di Liberazione

col sacro sangue partigiano tolse

dal petto a te il germanico calcagno

e fé di te Repubblica Italiana.

 

Ora il tornar di giorni bui io temo,

ché la ragione e l’arte mute veggo,

la sana riflessione dileggiata,

ragione aver chi strepita e più grida.

 

E se poi l’urlo  è pure più volgare

o quel che dice è fuori d’intelletto,

è più gradito a un popolo d’ ignavi

che ormai di sé non ha più cognizione.

 

 

Lévati, Italia, sorgi dal torpore,

nel quale incantatori ti han sopita,

e mostra al mondo la natura vera

onde si forma e cresce la tua gente!

 

Franco Pedatella

Cleto, 9 marzo 2013           Blog: francopedatella.com

Read Full Post »

Per “Il silenzio dei vivi” al Teatro Campus Temesa di Amantea.

Il testo viene concepito e scritto in occasione della rappresentazione de “Il silenzio dei vivi” al Teatro Campus Temesa di Amantea e vuole essere un omaggio alla Compagnia Teatrale del regista Giovanni Carpanzano, perché attraverso la trasfigurazione dell’arte ha voluto tener vivo il ricordo della persecuzione nazista contro gli Ebrei, gli oppositori del regime totalitario e i “diversi”, per tenere vigile oggi la coscienza dei contemporanei e delle giovani generazioni a salvaguardia della pace e della libertà ed a scanso di ogni possibile ripetersi di olocausto, qualunque sia la forma sotto la quale si voglia mascherare. Vuole essere, altresì, un ringraziamento al Comune di Amantea, per aver offerto, con il patrocinio ed il sostegno, lo spazio e l’occasione per tale pubblica e corale riflessione e per i risultati che sicuramente ne conseguono sul piano della conoscenza, della presa di coscienza e, quindi, dei comportamenti individuali e collettivi della comunità cittadina e di quella del circondario. Questa circostanza è tanto più importante e significativa in quanto sempre più frequenti ed apparentemente innocui e neutri si verificano, nella società di oggi, episodi di generica intolleranza verso gli altri, considerati “diversi”; detti episodi talora si richiamano pericolosamente ad atteggiamenti di matrice dichiaratamente razzista o vanno connotandosi come tali. L’approdo di tali atteggiamenti, che la storia passata e recente ci ha fatto conoscere, è il totalitarismo, con tutte le conseguenze disastrose per i singoli e per la collettività, che abbiamo già sperimentato.

 

Stasera Campus Temesa è teatro

di grande duol che leva al ciel le grida

di donne che subîro la violenza

sul corpo loro e quel di frati e padri,

 

di fidanzati, sposi, madri e figli

per lo spietato pregiudizio umano

che una razza sopra le altre pone

e donale il diritto di dominio.

 

Per questo il germanico disprezzo

voléasi imporre in nome della razza

a tutto il mondo e chiunque si opponesse

chiudeva in campi di concentramento,

 

e féa macello della carne umana,

bruciava e féane cenere che al vento

spargéasi e niuna traccia rimaneva

di quel che pria fu uomo e non è più.

 

Un sol sentir comune varca il palco

e tocca il cuore e uno fa il respiro

dei tanti spettatori che ad un tempo

sentono il fiato uscir, pulsare il sangue:

 

pietà per quei che fugge o si nasconde

e nulla fé per meritar la morte

se non da chi comanda esser diverso,

e orrór di nuova guerra paventare.

 

Tra rulli e strilli, ordini imperiosi,

batter di tacchi e diktat bestiali,

sbuffi di tradotta, nella notte,

che ratta porta i prigionieri a morte

 

dopo inuman patire e crudi pianti

e sofferir che l’uomo muta in bestia

togliendogli l’onor che nel creato

lo fa individuo di ragion dotato,

 

dei vivi il silenzio è assordante,

pietà per sé reclama e chiede pena

giusta per chi fu causa di dolore,

mentre dal mar risponde nera schiuma

 

 

e al vento chiede di recarne al mondo

gran fama che foriera sia di pace

tra gente nuova, al mal non rotta e sana.

Si leva in coro il popol di Amantea

 

e della terra che le siede intorno

sí che il teatro si trasforma in tempio,

donde si volge al cielo un santo priego:

mai più ripeta il mondo il genocidio!

 

Poi la catarsi il monte al mar congiunge,

tutto raccoglie, esalta in plauso largo

che il palco alla platea unisce e in coro

le lodi canta di Amantea pietosa.

 

Franco Pedatella

Amantea, 27 febbraio 2013

Blog: francopedatella.com

Read Full Post »

 

Sinistra è vestire il popol nudo.

Sinistra è soccorrer chi ha bisogno.

Sinistra è liberar dai ceppi i servi

e i figli  emancipar dall’ignoranza

 

con conoscenza schietta universale

e far che segga al desco quotidiano

con la famiglia e quello che gli è caro

ogni uom, che il tempo debito ha sudato.

 

Sinistra è far eguali nei diritti

il ricco e il non abbiente sì che il figlio

dell’uno possa rivoltar le sorti

dell’altro, ma ambedue rimangan pari

 

nel godimento dei diritti umani.

Sinistra è cancellar lo sfruttamento

dell’uom sull’uomo e dar la libertà

che dall’assenza del bisogno nasce

 

e poggia sul reciproco rispetto

che il frate deve al frate e il figlio al padre.

Non è Sinistra quel che imbrattatori

ne han fatto con diabolica alchimia,

 

 

che alterando libertà e potere

orribil féan di bella tela imbratto.

Sinistra è farsi carico dell’uomo,

del simil tuo fare il tuo compagno

 

così che il sol nascendo all’orizzonte

annunci l’alba di un fecondo giorno

e valli e monti e il piano illuminando

liberi faccia gli uomini nel mondo.

 

Se alcuno poi invèr l’eterno gli occhi

rivolge e il core in alto leva pio,

sia libero d’inclinazion seguire

se un equo mo’ d’agir la fé gli detta.

 

Franco Pedatella

Aiello Calabro, 22 dicembre 2012

Blog: francopedatella.com

 

 

Read Full Post »

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: